martedì 17 aprile 2012

Solitudine

Capita di sentirsi soli.
Magari in modi diversi, ma capita a tutti ogni tanto.

Forse perché ti senti come se dovessi fare sempre tutto tu, forse perché vorresti uscire con qualcuno ma nessuno puó, forse semplicemente perché non c´é nessuno in giro.
Capita.

Peso sia un pó nel DNA della gente sentirsi soli a volte, e quando ci si sente soli non ci sono troppe cose che si possono fare, solo due:

Si puó stare lí a compiangersi, a chiedersi perché non va, a preoccuparsi di ció che succederá, a buttarsi giú di morale, a avere un bisogno compulsivo di fare qualcosa, anche se questo qualcosa ti fa sentire ancora piú solo e per di piú stupido.

Oppure si fa un sospiro, si prende la giacca e si esce a caccia di amici.
Si balla, come se nessuno ci guardasse.
Si fa, non importa cosa pensano, magari prendono in giro e poi si ride insieme.
Si regisce, e si fa in modo che quel vuoto sia riempito.

Il poeta Gibran nel "Il Profeta" dice: "..quanto piú scava il dolore, tanta piú gioia potrete contenere!"

Probabilmente si intuisce solo un poco cosa farei io...!

E poi ci sono quei momenti, che non sono solo solitudine, sono di piú, perché non é sentirsi soli in una stanza, ma poi apri la porta e c´é il mondo.
Ci sono quei momenti piú o meno lunghi perché ti senti solo perché ti stai guardando dentro.

Sembra una cosa da bamboline vudú e stregoni, ma non é cosí.
É quando sei da solo, perché non c´é veramente nessuno, e allora non resti solo che tu.
E senza volerlo pensi, pensi a te, pensi a quello che fai, pensi a quello che ti sta intorno.

E parli con te stesso, non da solo.

Tutto questo pensare arriva da qualche parte, ma chi pensa alla fine decide:
Ballerai come se nessuno ti guardasse?
Amerai come se non avessi mai sofferto?
Lavorerai come se non costasse fatica?

Non c´é una risposta giusta, e nemmeno una sbagliata, c´é la risposta per te.
C´é la risposta per quello che vuoi veramente.

Basta capire cosa vuoi.
E, non ci sono santi che tengano, la conquisterai.

venerdì 13 aprile 2012

Capisci quanto difficile é una lingua solo quando la devi imparare.

Ieri ero a "pausa pranzo" con i miei compagni di classe e loro chiacchieravano, come al solito, e io cercavo di stargli dietro, come al solito.

Poi ad un certo punto una si avvicina e dice quale sará il tema della prossima festa scolastica: Nazionalitá.
In pratica ogni classe si mette d´accordo e si traveste da quella nazionalitá, e chi é piú originale vince un premio.
Io ovviamente tutta felice sfoggio un bel sorriso e dico: "Ragazzi.. Italia! ahah!"

Una mia compagna (gli altri non avevano ascoltato/sentito) mi guarda e con un sorrisino non poco sarcastico mi fa "mmh certo...!"

Una persona normale avrebbe dovuto essere almeno triste, capire che qualcosa non andava SERIAMENTE con i miei compagni di classe, sentirmi una cacchina, voler sprofondare sotto terra e non emergere piú...
ma non so perché ma il primo persiero che mi é venuto in mente é stato:
"va bé, capisci quanto é difficile una lingua solo quando ti tocca imparla."

E improvvisamente non me ne fregava nulla se avessero scelto italia o qualsiasi altra cosa.
Per questa frase.

Non ho idea di perché l´ho pensata.
Anzi un´idea ce l´ho, ma é confusa, e non sono certa se alla fine di questo post sará piú chiara.

Mi viene automatico parlare in prima persona, anche se puó sembrare molto egoistico, perdonatemi.
Se qualcuno l´avesse detta a me questa frase l´avrei capita: non sapevo il danese, e spesso dico che é semplice, perché ormai lo parlo, ma mi capita spesso di trovarmi in situazioni in cui la mia faccia farebbe invidia a quella di un pesce lesso, di usare google translate, di non capire.
Prima di partire ho conosciuto un ragazzo danese che é venuto in Italia, come exchange student, e mi rendo conto solo ora della fatica che ha fatto a imparare l´italiano, e io non me ne rendevo conto, perché tanto é la mia lingua.
Adesso sí, o almeno di piú, perché sto imparando la sua di lingua.
E quando chiacchieriamo in danese lui ovviamente é piú se stesso, nel senso che é come rilassato.
Mentre io magari mi sento molto piú insicura.

Quindi tornano alla mia compagna che non é riuscita a farmi sentire una cacchetta, credo che lei si senta cosí sicura, rilassata, e non gliene frega nulla di considerarmi il minimo indispensabile semplicemente perché lei la sua lingua non l´ha mai dovuta imparare.
Non ha mai dovuto fare uno sforzo vero per capire una chiacchierata (e non riuscirci).
È un pó come me prima che partissi: non mi rendevo conto della fatica del mio amico sinché non sono andata nel suo Pease e ho provato a imparare la sua lingua e la sua cultura.
Lei non si rende conto della fatica che faccio io, quindi la dá per scontata. E io non sono piú la nuova italiana dei primi giorni interessante e simpatica a tutti: sono una straniera che parla male la sua lingua.

"E questa vuole farci fare la sfilatina nei colori dell´italia solo per lei? E chi é questa, che le dobbiamo? Io di sicuro in giro vestita di rosso bianco e verde non ci vado di sicuro, solo perché ci sei tu in classe mia!"

...probabilmente l´avrei detto anche io.

Da un lato li capisco, non hanno torto, ma mi dispiace che abbiano una cosí bassa considerazione di me.
Non mi era mai capitato di essere "la straniera".
Grazie al cielo non tutta la mia classe é cosí. Ho 5 amiche, con gli altri riesco a parlarci se sono da soli,se li prendo individualmente, e allora chiacchieriamo, altrimenti in gruppo é impossibile.

9 mesi non bastano per parlare come loro.
E forse é per questo che non gli interessa nulla scegliere l´Italia.

Ci sarebbe differenza se invece, mentre io imparo il danese, loro imparassero l´italiano.
Allora sarebbe diverso: ci sarebbe uno scambio, io insegnerei l´italiano, e loro il danese a me, e allora si che sceglierebbero tutti l´Italia.

Ok adesso inizio a deprimermi e a sentirmi una cacchetta, per cui lascio stare.
Ma almeno mi sono chiarita le idee.
ho dato un senso a una frase che prima non ce l´aveva!

venerdì 6 aprile 2012

Pranzi di famiglia.

Pranzi di famiglia.
Ovvero: salvatemi.


Attenzione, a me piaciono i pranzi di famiglia nulla da dire, anzi!
Si mangia e si chiacchiera, e per chi mi conosce sa che sono due punti che secondo me si sposano perfettamente tra loro!


I parenti, le risate, "Ma come staiiii??", "Ma quanto sei cresciutooo!!!", "Eh, ma che bella signorinaa!", "QUALCUNO MI AIUTA COL DOLCEEE???", la nonna che strizza le guance a tutti, la mamma che va in escandescenza... e via dicendo.
L´atmosfera che c´é in Italia in una riunione familiare é questa, e io la adoro, non c´é nulla da dire!


E anche i pranzi danesi sono cosí: ci si mette a tavola a mezzogiorno, e alle 4 e mezza forse sei al dolce!
E durante, si parla: chi racconta una cosa assurda, chi una divertente, chi si abbuffa,......
Le famiglie sono le stesse in tutto il mondo!


Il bello poi, é che tu non sei mai fuori, ma parli, ridi, sei sempre in mezzo..!
Bello.
Bellissimo no?
L´atmosfera familiare, la tranquillitá... una meraviglia.
Ci si sfonda di roba, ma tranquillamente, cosí non ti accorgi che ingrassi, anche se una vocina te lo suggerisce sottovoce.....


"Ingrsserai 10 kili solo có stó pranzooo......"


Come comincia un pranzo di famiglia?
Non inizia un´ora prima dell´arrivo degli ospiti. Eh no  cari, troppo facile!
Inizia 3 giorni prima, quando la casa viene invasa da profumini fantastici, e piatti enormi di roba buonissima, che peró non puoi mangiare adesso.
E come risulatato la cucina é barricata per 3 giorni da qualsiasi tipo di portata: primo, carne, pesce, verdura, salse, contorni, dolci, dessert, pasticcini, cioccolato......
E magicamente quando la cucina "riapre" tutta quella roba é sparita, infilata nel frigorifero, che la contiene a fatica, infatti ogni volta che apri il frigo devi stare attento: lo apri di un cm per vedere se cade qualcosa, e poi, pianopiano, ti azzardi ad aprire l´anta.


Andati questi 3 giorni infernali che peró sono utili, perché fanno venire l´acquolina in bocca, arriva il momento fatidico: il oco,pochissimo tempo per prepararsi prima dell´arrivo degli invitati.
Le donne ne impiegano 2 di ore, gli uomini magicamente un quarto d´ora.
Dopo che ci si é messi tutti in tiro, a turno, si fa la posta al campanello, per vedere chi arriva per primo.


Una volta che sono arrivati tutti gli invitati, la donna di casa fa accomodare tutti a tavola, e iniziano le portate elefentiache.
Allora, al primo hai famissima, il cervello é sveglio e quindi partecipa alla conversazione in modo attivo, sei sveglio, ancora un pó eccitato e col trucco perfetto.
Alla seconda volta che passa il piatto del pirimo, tu sei ancora a posto, hai un pó meno fame, e di solito passi avanti il piatto per non rovinarti l´appetito, previste le seguenti 453462541 portate che tua madre ha preparato.
Al secondo (e se ti sei messo a tavola a mezzogiono, vuol dire che é circa l´una), sei ancora sveglio, le chiacchiere continuano, e tu partecipi saltuariamente, seguendo e non, mangiando, e guardandoti intorno.
Ovviamente il secondo passerá una seconda volta, e magari ne prendi un pó, giusto perché era proprio buono.


Adesso c´é una pausa tra le prime due portate e  il resto.
In quella pausa sei un momento di trance: mezzo addormenteto perché la pancia piena e il bicchiere di vino fanno quell´effetto, e un pó perché tutte le chiacchiere stancano, ma sei ancora vivo.


Quando arriva il dolce sono circa le 3 del pomeriggio, e solo la parola "doce" ti risveglia un attimo. finito quello, non hai la piú pallida idea di quale sia l´argomento che i tuoi parenti stanno discutendo con tanto ardore, ma sorridi.
Il trucco é andato quasi via, tu sei rilassata/o, la pancia piena, allegro, quando qualcuno ti rivolge la parola chiacchieri volentieri ed é tutto molto piacevole.


Alle 4 del pomeriggio, ti sei fatto una mega dose di chiacchiere, riconciliazioni parentali, cugini, zii, figuaracce (perché magari non ti ricordavi il nome del marito di tua zia di secondo grado), e sei comunque sorridente, ma inizi a desiderare che il "pranzo" finisca lí.


Alle 5 non ce la fai piú. Fai finta di andare in bagno per tirare un respiro, e hai quasi l´illusione che nulla di tutto ció sia mai accaduto.


Alle 5 e mezza finalmente qualcuno ha ascoltato la tua preghiera sileziosa (ma piú probabilmente quella dei figli) e se ne va.
Alle sei c´é sicuramente ancora qualcuno, e a quel punto non ci sei piú, ogni parola che dice ti entra da un orecchio e ti esce dall´altro, ma un neurone che ha volglia di straordinari ti fa pronunciare le risposte giuste, mentre tutti gli altri dicono "ti prego, mi ha fatto piacere vederti, ma vattene, ti prego!"


La fine del famossissimo e atteso "pranzetto" arriva solo alle 8 di sera, dopo aver lavato i 654646176811687546876876534 piatti, pentole bicchieri e posate.
E alle 9 sei cosí distrutto e con la pancia cosí piena che ti infili il pigiama o una delle famosissime "tenute casalinghe" che tutti conosciamo e ci si spaparanza con poca grazia sul divano.


Insomma, no é fantastico.
Assolutamente meraviglioso. E dico sul serio, non sono ironica! Mi piace, e mi mancano da morire le riunioni familiari infinite.
Ma siccome di famiglie ce ne sono in tutto il mondo, anche in Danimarca, di conseguenza ci sono i pranzi familiari anche qui.
E pensate che bello. Provate a ripensare a un "pranzo" di famiglia italiano, e le chiacchiere pensatele, che so...in danese!
Ci siete? Bravi! Adesso, vi ricordate la fase delle 5 e mezza, quando inizi a desiderare che la gente se ne vada?
Ecco, quella é piú o meno l´ora italiana, ma se la immaginate in danese, si anticipa automaticamente.


Che belli i pranzi di famiglia.
Soprattutto in danese.
Sí, bellissimi.